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La Nuova Bandiera

"Per la nostra storia

Per la nostra identità

Per la nostra arte"

​

 

Una delle grosse novità è  la nuova tela, frutto di una importante collaborazione con il Comune e la COOP di Bolsena.

Cosa è cambiato:

1) Compare una nuova figura sull'angolo basso: lo stemma dei Monaldeschi della Cervara.

I Monaldeschi sono stati una famiglia molto potente che governò su molte terre dell’Alto Lazio in età Medievale. Di loro abbiamo molte testimonianze nei castelli e torri che hanno lasciato, come il Castello ad Onano, la Rocca a Bolsena, il Palazzo a Lubriano…
Famiglia che affonda le sue origini in Francia, dove avevano discreti possedimenti terrieri e castelli. Il nome della famiglia deriva dal capostipite Roderico Monaldo che prese questo cognome a causa del rastrello che portava come insegna sulle sue armi, difatti in lingua aramaica la parola “mona” significa appunto rastrello.
Nell’809 d.C. quattro fratelli di questa famiglia arrivarono in Italia al seguito delle truppe di Carlo Magno e due si stabilirono a Firenze dando vita alle famiglie Cavalcanti e Calvi, un terzo a Siena originando i Malevolti e l’ultimo ad Orvieto, città di origini etrusche a nord della Tuscia, originando per l’appunto i Monaldeschi. All’insediarsi di costui iniziarono feroci lotte tra Monaldeschi e Filippeschi per il predominio su Orvieto, tanto da essere citati nella Divina Commedia, in particolare nel canto VI del Purgatorio, di Dante Alighieri: “Vieni a veder Montecchi e Cappelletti, Monaldi e Filippeschi, uom sanza cura, color già tristi, e questi con sospetti!“.
Il più famoso dei Monaldeschi fu Ermanno, che dal 1334 al 1337 fu Signore assoluto di Orvieto, dimostrando in quegli anni una grande capacità diplomatica, ma con una politica interna che non dava spazio alla libertà. Alla morte di quest’ultimo, la famiglia si divise in quattro rami: Monaldeschi della Cervara, Monaldeschi del Cane, Monaldeschi della Vipera e Monaldeschi dell’Aquila. Tutte queste famiglie portavano lo stemma comune dei Monaldeschi di colore azzurro con tre rastrelli trasversali d’oro ed in più la loro effige di ramo, che non erano altro che gli animali dei loro nomi.

2) Troviamo delle fiamme, che rimangono dal vecchio disegno. Le fiamme vogliono omaggiare, con i loro colori, la Città di Bolsena (i colori dello Stemma Comunale attuale e dello Stato pontificio fino all’Unità d’Italia sono infatti il giallo ed il rosso), ma vogliono anche richiamare (soprattutto il rosso) l'ardore e la passione che tutti gli atleti mettono in ogni spettacolo.

3) Il Bianco. 
Più di metà della tela è bianca: come mai?

Sbandierare non è semplicemente lanciare una bandiera in aria e riprenderla. Non si tratta della presa, degli scambi, dell’esercizio in sé: sono vari gli elementi che vanno considerati insieme, sia tra loro che nell’insieme con l’atleta che si esibisce, perché sbandierare è un’arte.

E le più grandi opere d'arte non sono forse nate da tele bianche?

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"L’arte non è ciò che vedi, ma ciò che fai vedere agli altri."

 


(Edgar Degas)

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