


Storia dello Sbandieratore

Lo Sbandieratore non nasce come tale, ma come Alfiere: parola derivante dall´arabo "al-faris"(cavaliere) e dallo spagnolo "alfarez". L'alfiere non era un artista, un giocoliere, come lo potremmo definire oggi, ma un vero e proprio grado di milizia: "colui porta la bandiera". All´Alfiere si richiedevano capacità speciali, oltre che una particolare destrezza nell´uso delle armi, notevoli doti atletiche, di potenza fisica, d´astuzia e soprattutto coraggio. Col passare dei secoli si elevò quindi da semplice militare cui veniva affidato il compito di portatore di bandiera, a figura carismatica di sempre maggiore prestigio. La conseguenza di ciò fu che per quel "panno libero nell´aria", a volte si sacrificasse persino la propria vita.
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L´Alfiere doveva, in caso di battaglia, superare ostacoli reali.
In caso di particolari situazioni, a questa figura che capeggiava sempre i reparti armati, piccoli e grandi, si richiedeva soprattutto la determinazione di non lasciare mai in mani nemiche il "segno - simbolo". Doveva indirizzarlo quindi, con lanci vari e con la massima precisione, ad un suo compagno, che avrebbe poi provveduto al salvataggio.
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Espressione massima dell´Alfiere ci viene data dalle figure dei Lanzichenecchi, , sorti sull´esempio dei famosi mercenari svizzeri: provenivano dalla Germania meridionale, nell´esercito composto di mercenari alla fine del XV secolo; l´unità tattica più piccola possedeva una bandiera.
L´origine di "sventolatore di bandiere" è stata agevolata dalla particolare forma delle bandiere usate dagli stessi mercenari che avevano in genere una superficie quadrata o leggermente oblunga.
La Truppa veniva chiamata "Drappello". Il portatore di bandiera era il Portabandiera. Attraverso i diversi segnali fatti con la bandiera dirigeva il "gioco" dei giostranti, o meglio: la battaglia.
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La preparazione avveniva ovviamente in tempo di pace, tra conflitto e conflitto e quando questi, vuoi per circostanze storiche, vuoi per quelle sociali, fortunatamente, si dilatarono nel tempo, gli alfieri continuarono il loro allenamento non solo come arte militare ma come vera e propria attività spettacolare.
Ciò portò ad un affinamento dell´"arte del maneggio della bandiera", per cui uomini d´arme divennero ben presto veri e propri giocolieri, e i codici rigidi di segnalazione militare vennero adattati a manuali per il "gioco della bandiera".
Anche in Italia si diede un notevole impulso alla diffusione di questa attività. Possiamo citare il manuale scritto da Francesco Ferdinando Alfieri, Maestro d´armi dell´Accademia Delia, il quale diede alle stampe nel 1638 un libro intitolato "La Bandiera"; l´Autore illustrava con una serie di raffigurazioni e didascalie la mirabile "Arte del maneggio della bandiera".
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Grande sviluppo agli esercizi ludico-militari che si effettuavano con la bandiera fu dato dai vari manuali editi dalla fine del cinquecento a tutto il settecento, e lo stretto collegamento fra gioco e bandiera è testimoniato anche nelle incisioni del maestro Albrecht Durer che già nel 1502 mostra una posizione standard della gamba dello "sventolatore" di bandiera.
In questa realtà entrò anche "l´agone" a specializzare sempre più l´Alfiere e quella che era una situazione di violenza fisica nel campo di battaglia si trasformò sempre più in una violenza solamente espressiva, che faceva nascere all´interno delle Accademie di esercizi cavallereschi, un´infinita serie di tornei di "picca e di bandiera" come ad esempio quelli svoltosi nell´accademia di Parma nel 1784, come riferisce Jacopo Gelli in "I giuochi di bandiera nel seicento".
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Tutto questo patrimonio espressivo viene ereditato oggi dalla moderna figura dello Sbandieratore, che diventa il depositario protagonista più atteso negli eventi spettacolari prodotti dalle innumerevoli "rievocazioni storiche", nate con lo specifico intento di recuperare in termini etici ed estetici, la memoria storica di specifici territori.
"Per intendere la presente figura, si tira in giro di man dritto una velata, doppo si butta in aria la Bandiera, si ricoglie coll'altra mano e si và facendo l'istesso giuoco, accompagnando sempre col braccio il piede, e coll'artifizio il vento."
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Francesco Ferdinando Alfieri - "La Pica e la Bandiera" - 1638